Contro i falsi ricercatori del paranormale: un appello alla responsabilità
Negli ultimi anni, ho osservato con crescente preoccupazione l’emergere di un fenomeno che ritengo profondamente dannoso: la proliferazione di sedicenti “ricercatori del paranormale”, individui che, approfittando della buona fede delle persone, costruiscono vere e proprie carriere sul nulla. Armati di strumenti tecnologici che spesso non comprendono e privi di qualsiasi preparazione specifica, questi personaggi si autoproclamano esperti del mistero, alimentando credenze infondate e superstizioni attraverso narrazioni ad effetto. Il tutto veicolato in maniera massiccia sui social network, dove raccolgono consensi e follower con estrema facilità.
Va chiarito fin da subito che non vi è nulla di sbagliato nel volersi cimentare nello studio dei fenomeni paranormali. Io stesso lo faccio da anni, con passione e dedizione. Tuttavia, questo tipo di ricerca richiede metodo, disciplina, serietà e competenza. Non basta acquistare qualche strumento online o girare video in ambienti oscuri (cimiteri, castelli, masserie abbandonate)per definirsi "ricercatori". Serve un approccio analitico, un solido bagaglio culturale e, soprattutto, l’umiltà di confrontarsi con i propri limiti. Purtroppo, ciò che vedo oggi è ben altro: individui che si improvvisano esperti senza alcuna formazione o esperienza, che si limitano a esibirsi su piattaforme come YouTube e TikTok, dove si autoproclamano “professionisti del mistero” dimostrando, nei fatti, di essere solo esperti del nulla. Questo atteggiamento banalizza la vera ricerca sul paranormale e la rende oggetto di scherno e discredito agli occhi del pubblico più attento e dei ricercatori accademici.
Tra le pratiche più utilizzate da questi soggetti vi è la cosiddetta metafonia: la presunta capacità di comunicare con l’aldilà attraverso registrazioni audio. Una tecnica che, nella stragrande maggioranza dei casi, si basa su meccanismi psicologici noti, come la pareidolia uditiva, e non su reali evidenze scientifiche.
Per ottenere questi presunti messaggi dall’aldilà, molti di questi personaggi utilizzano apparecchi chiamati in gergo ghost box, che scandagliano in loop numerose frequenze radio, generando un flusso continuo di suoni, sillabe e parole prive di contesto. Da questo caos acustico, vengono estrapolate frasi apparentemente sensate, ma che in realtà sono frutto di pura casualità. Eppure, tali frasi vengono presentate come “risposte” provenienti da specifici spiriti, attribuendo loro un’origine ultraterrena. Ritengo importante sottolineare che questi strumenti sono inutili ai fini di una seria indagine sulla metafonia, che non si pratica in questo modo. Ma questo dettaglio sfugge a chi ne fa uso — o viene deliberatamente ignorato — così come al vasto pubblico che li segue, convinto di assistere a un’autentica attività di ricerca. In realtà, si tratta solo di intrattenimento travestito da scienza.
Giovani a rischio, attenti ai ghost hunters improvvisati
Ciò che mi preoccupa maggiormente è il pubblico a cui questi contenuti si rivolgono con maggiore insistenza: gli adolescenti. Ragazzi e ragazze in cerca di identità, risposte o semplicemente emozioni forti. È proprio questa vulnerabilità a renderli bersagli ideali per chi, senza alcuna base scientifica né etica, si improvvisa “ghost hunter” e crea contenuti sensazionalistici. Queste pratiche, lungi dall’offrire al pubblico conoscenza o consapevolezza, alimentano illusioni e false convinzioni.
La scienza, quella autentica, ha già affrontato ampiamente questi fenomeni, mettendone in luce i limiti e indicando ai veri ricercatori le metodologie più adatte per studiarli in modo serio, in un ambito tanto complesso quanto soggetto a pregiudizi. Tuttavia, i video che circolano online — tra effetti sonori, montaggi sapienti e atmosfere costruite ad arte — esercitano un impatto molto più immediato ed emotivo rispetto a qualsiasi pubblicazione accademica.
I giovani, in particolare, si lasciano facilmente attrarre dall’azione spettacolare messa in scena dai falsi ricercatori, piuttosto che dalle lunghe e silenziose ore di ascolto, analisi e osservazione che caratterizzano il lavoro di un vero studioso. Preferiscono affidarsi alle voci degli incompetenti più popolari sui social, ricoperti di like, invece di leggere un libro scritto da un autentico ricercatore e pubblicato da una casa editrice seria e riconosciuta.
Persino questo articolo sarà letto da poche persone ed apprezzato da ancor meno lettori.
Bisogna considerare anche il pericoloso fenomeno dell’emulazione dei comportamenti scorretti: molti ragazzi, ispirati dai loro beniamini sui social, potrebbero essere indotti a introdursi in proprietà private senza alcuna autorizzazione. In Italia, il sistema giuridico tutela la proprietà privata come diritto inviolabile (Art. 42 Costituzione, Art. 614 Codice Penale), ed è pertanto fondamentale che ogni ricercatore si munisca di un’autorizzazione scritta e formale prima di accedere a qualsiasi luogo per svolgere un’indagine. Anche qualora l’immobile appaia abbandonato, accessibile o privo di barriere, ciò non legittima in alcun modo l’ingresso né la realizzazione di riprese fotografiche o video. Ogni luogo ha comunque un proprietario, che sia una persona fisica, un ente pubblico o privato. Inoltre, la diffusione online di immagini o video realizzati in tali contesti, senza il consenso del proprietario, può configurare una violazione del diritto alla riservatezza dei beni (art. 10 c.c., art. 615-bis c.p., e art. 5-6 del Regolamento UE 2016/679 - GDPR), esponendo il responsabile a sanzioni civili e penali. Per questo motivo, è indispensabile sensibilizzare il pubblico — e in particolare i più giovani — sul fatto che la ricerca paranormale, se svolta con leggerezza e superficialità, può sfociare in comportamenti illeciti e pericolosi.
Paranormale sì, ma con serietà
Come studioso del folklore e delle fenomenologie del paranormale, sento il dovere di prendere una posizione netta. Il paranormale è un campo affascinante, ricco di implicazioni culturali, antropologiche e spirituali, ma deve essere affrontato con rispetto, onestà intellettuale e metodo. Ogni affermazione deve poggiare su basi documentate, analizzate e verificate, come ho spiegato nel mio libro dal titolo “Paranormale Svelato” (Tribal Edizioni – 2025).
Purtroppo, nel mondo dei social, ciò che premia non è la verità, bensì la spettacolarizzazione.
Io stesso sono stato più volte accusato di essere un ciarlatano, un “lestofante”, solo per il fatto di occuparmi seriamente di questi argomenti. Non mi sorprende affatto, considerando il livello medio di ciò che viene proposto su piattaforme come Facebook, Instagram o TikTok. Ma queste accuse non mi hanno mai fermato, anzi: rafforzano il mio impegno nel distinguere con chiarezza tra chi opera con onestà e chi invece si limita a costruire illusioni per ottenere visibilità.
I social network rappresentano uno strumento potentissimo, ma anche pericoloso. La facilità con cui è possibile pubblicare e diffondere contenuti ha reso la disinformazione virale. I cosiddetti "esperti del mistero" sanno come sfruttare gli algoritmi, i trend e le emozioni per alimentare i loro personaggi, presentandosi come figure autorevoli quando, in realtà, sono solo abili manipolatori di contenuti.
Questa dinamica rende sempre più difficile distinguere ciò che è serio da ciò che è puramente spettacolare. E se non si interviene con strumenti adeguati per contrastare questo fenomeno, il rischio è quello di assistere a una deriva culturale in cui la menzogna prende il posto della conoscenza.
Il paranormale può essere studiato con serietà
Per contrastare questa tendenza, credo sia fondamentale investire nell’educazione. Occorre insegnare alle nuove generazioni a sviluppare spirito critico, a interrogarsi, a distinguere tra intrattenimento e ricerca. Solo così possiamo difendere le menti più giovani dalle trappole della disinformazione e restituire dignità a un ambito che, se studiato seriamente, può offrire importanti spunti di riflessione sull’essere umano e sul suo rapporto con l’ignoto, svelando probabili meccanismi naturali ancora sconosciuti.
In definitiva, il fenomeno dei falsi ricercatori del paranormale rappresenta una minaccia non solo per la verità, ma anche per la formazione delle coscienze. È nostro compito — mio, come di chiunque si occupi seriamente di cultura e ricerca — promuovere un approccio sobrio, serio e rispettoso a questi temi. Perché la verità, anche se meno appariscente, resta sempre il bene più prezioso da difendere.