Negli ultimi anni, numerosi studi hanno confermato che il corpo umano emette costantemente segnali biofisici deboli, come biofotoni (emissioni ultradeboli di luce prodotte dai processi metabolici cellulari) e campi elettromagnetici generati da cuore, cervello e altri organi. Queste emissioni sono oggi scientificamente rilevabili, seppure richiedano strumenti altamente sensibili e specifici (Popp, 1994; van Wijk, 2001).
Ovviamente si tratta di strumenti in dotazione ad università e centri di ricerca, non accessibili ai comuni ricercatori del mistero come il sottoscritto. Ho voluto premettere questo perché ritengo che tali studi possano ben collegarsi al paranormale, ma in modo ancora del tutto teorico.

Tornando alla biofisica umana, oltre alla loro funzione biologica riconosciuta — come la comunicazione cellulare e la regolazione omeostatica — alcuni ricercatori propongono che questi segnali rappresentino canali di connessione tra il corpo e un campo esterno più ampio, noto come biofield (Rubik, 2002).

Formazione della coscienza individuale attraverso la risonanza con il biofield

Secondo questa prospettiva, che a mio avviso è affascinante e degna di nota, fin dai primissimi momenti dello sviluppo biologico, i processi cellulari e fisiologici del corpo umano cominciano a emettere una specifica frequenza vibratoria. Questa frequenza, unica per ogni individuo, non resta isolata ma entra in risonanza con il campo biofield esterno, che permea l’intero universo.

Il risultato di questa interazione è la creazione di una coscienza individuale unica, frutto dell’unione armonica tra la frequenza interna del corpo e quella del biofield più adatta a quel particolare organismo.

In questo modo, ogni essere umano si configura come un nodo vibrante in un tessuto universale di coscienza, connesso e regolato da un campo superiore e dinamico.

Il biofield come campo intelligente

Il concetto di biofield è stato formalizzato dal National Center for Complementary and Integrative Health (NCCIH) del NIH (USA), che lo definisce come:
"Un campo energetico e informativo che pervade e regola i sistemi biologici viventi" (NCCIH, 1994).

In alcuni studi, si ipotizza che il biofield non sia un sottoprodotto del corpo, ma una struttura esterna, non localizzata, capace di interagire costantemente con l’organismo attraverso segnali biofisici deboli. L’idea è che il corpo umano, attraverso l’attività cellulare, emetta segnali biofisici coerenti che fungono da interfaccia con questo campo esterno (Rubik, 2002; Jain et al., 2015).

In questo contesto, a mio modesto parere, il biofield potrebbe rappresentare una forma di coscienza superiore, un campo intelligente che osserva, regola e armonizza i processi biologici interni attraverso meccanismi non ancora pienamente compresi, ma potenzialmente misurabili.

Una comunicazione bidirezionale

Se accettiamo il presupposto che il biofield sia reale e misurabile, e che le emissioni deboli del corpo non siano fini a sé stesse, si apre la possibilità di un’interazione bidirezionale tra corpo e campo.

Questa interazione potrebbe essere descritta in termini di:

  • Emissione: il corpo produce segnali elettromagnetici e fotonici come “messaggi” verso il campo.
  • Ricezione: il biofield risponde con informazioni coerenti, forse in forma vibrazionale o quantistica, influenzando stati mentali, fisiologici e persino emotivi.

Si tratterebbe, in sintesi, di un dialogo sottile tra la materia e una coscienza extracorporea, in cui le frequenze del corpo fungono da linguaggio informativo.

Tali ipotesi trovano risonanza in molte tradizioni spirituali, filosofie orientali e pratiche energetiche (Reiki, Healing Touch, Qi Gong), ma oggi anche in un numero crescente di studi scientifici e clinici. Ad esempio, alcuni studi clinici riportano effetti fisiologici misurabili in seguito a terapie biofield-oriented, come la riduzione del dolore o dello stress, anche se con esiti ancora contrastanti (Jain et al., 2015).

Se ulteriori ricerche riusciranno a dimostrare che il biofield non solo esiste, ma interagisce dinamicamente con l’essere umano, potremmo trovarci di fronte a una rivoluzione epistemologica: la coscienza non sarebbe un fenomeno emergente del cervello, ma un’entità diffusa, esterna e interconnessa con la materia biologica attraverso meccanismi biofisici precisi.

Il mio punto di vista: biofield come coscienza superiore

L’ipotesi di un biofield come coscienza superiore, connesso al corpo umano mediante emissioni biofisiche deboli, rappresenta un ponte tra scienza, medicina energetica e filosofia della coscienza. Essa si basa su osservazioni sperimentali reali (studi che dimostrano sia l'esistenza del biofield che delle frequenze biofisiche deboli), quindi vorrei precisare che le mie ipotesi non sono del tutto prive di fondamento.

Se fosse possibile imparare a padroneggiare consapevolmente questo dialogo sottile tra le frequenze del corpo e il biofield, potremmo aprirci a una forma di comunicazione diretta con quella che potremmo definire una coscienza universale.

In tale scenario, l’essere umano non sarebbe più un semplice ricettore passivo, ma un nodo attivo in una rete globale di scambio informativo e vibratorio, un vero e proprio “internet divino”, in cui le informazioni fluiscono attraverso campi energetici e biofisici invisibili ma reali.

Se le ipotesi sul biofield come coscienza superiore e sulla comunicazione vibrazionale tra corpo e campo fossero confermate, ci troveremmo anche di fronte a una rivoluzione nella comprensione della vita stessa.

In questo scenario, la morte — intesa come cessazione delle funzioni biologiche — potrebbe non rappresentare più la fine definitiva dell’esistenza, ma semplicemente la disconnessione temporanea o il passaggio della coscienza individuale da un piano biologico a uno energetico e universale.

Ciò ci invita a ripensare i concetti di vita e morte non più come termini assoluti, ma come momenti di un processo dinamico e continuo, in cui la coscienza potrebbe essere un’onda che si espande ben oltre il nostro corpo.

MARIO CONTINO

Bibliografia

  • Jain, S., Hammerschlag, R., Mills, P. J., Cohen, L., Krieger, R., Vieten, C., & Lutgendorf, S. (2015). Biofield Science and Healing: History, Terminology, and Concepts. Global Advances in Health and Medicine, 4(Suppl), 8–14. https://doi.org/10.7453/gahmj.2015.038.suppl
  • Rubik, B. (2002). The Biofield Hypothesis: Its Biophysical Basis and Role in Medicine. Journal of Alternative and Complementary Medicine, 8(6), 703–717. https://doi.org/10.1089/107555302760253387
  • Popp, F. A., Li, K. H., & Gu, Q. (1994). Recent Advances in Biophoton Research and Its Applications. World Scientific.
  • van Wijk, R. (2001). Light in Shaping Life: Biophotons in Biology and Medicine. Meluna/State University Groningen.
  • NCCIH. (1994). Energy Medicine: An Overview. National Institutes of Health.