Arca dell'alleanza: Un progetto divino o alieno?

Secondo quanto riportato nella Bibbia, Dio ordinò a Mosè la costruzione di un oggetto sacro destinato a contenere le Tavole della Legge. Le indicazioni divine furono straordinariamente dettagliate:

«Farai dunque un’arca di legno d’acacia; la sua lunghezza sarà di due cubiti e mezzo, la sua larghezza di un cubito e mezzo e la sua altezza di un cubito e mezzo. La rivestirai d’oro puro: dentro e fuori la rivestirai e le farai intorno un bordo d’oro. [...] Farai un coperchio d’oro puro [...] Farai due cherubini d’oro [...]»
(Esodo 25:10–21)

Questa descrizione rispecchia, in modo sorprendente, lo schema di un moderno condensatore elettrico: due superfici conduttrici (i rivestimenti d’oro) separate da un dielettrico (il legno d’acacia, noto per le sue proprietà isolanti). In un ambiente desertico, dove i gradienti elettrici possono superare i 500 volt per metro verticale, un simile oggetto avrebbe potuto accumulare cariche elettrostatiche in misura significativamente elevata.

Inoltre, alcuni studiosi ipotizzano che l’Arca potesse contenere delle primitive pile elettrochimiche, simili alla cosiddetta “pila di Baghdad”, oggetto risalente al III secolo a.C., in grado di generare corrente. La “corona d’oro” citata nella Bibbia potrebbe aver avuto il ruolo di elettrodo collettore o di accumulatore energetico.

I Leviti e l’arte di maneggiare l’Arca

Secondo il racconto biblico, l’Arca poteva essere maneggiata solo da membri della tribù di Levi, i quali ricevettero istruzioni precise:

«Solo i leviti devono portare l’Arca di Dio, perché il Signore li ha scelti per portare l’Arca del Signore e per servirlo per sempre.»
(1 Cronache 15:2)

Essa veniva trasportata tramite due stanghe di legno rivestite d’oro, inserite in anelli fissati ai lati dell’Arca. Questo sistema impediva il contatto diretto e, nel caso in cui l’Arca avesse davvero prodotto cariche elettriche, avrebbe consentito la messa a terra del potenziale accumulato.

Il pericolo derivante dal tocco dell’Arca è documentato nel seguente episodio:

«Uza stese la mano verso l’arca di Dio e la prese, perché i buoi facevano cadere il carro. L’ira del Signore si accese contro Uza: Dio lo colpì lì per la sua colpa ed egli morì all’istante vicino all’arca di Dio.»
(2 Samuele 6:6–7)

Questo evento ha fatto supporre che l’Arca potesse scaricare violentemente l’energia accumulata, folgorando ed uccidendo i malcapitati di turno.

Arca dell'Alleanza: Un potere mistico o tecnologico?

Durante l’assedio di Gerico, l’Arca fu impiegata dagli Israeliti in un contesto quasi “bellico”:

«I sacerdoti suonarono le trombe; quando il popolo udì il suono delle trombe, lanciò un grande grido di guerra. Le mura crollarono...»
(Giosuè 6:20)

Un fenomeno che alcuni ritengono attribuibile a un’intensa onda d’urto acustica... o a qualcosa di ancora più sofisticato.

Quando l’Arca cadde in mano ai Filistei, provocò eventi catastrofici:

«Il Signore colpì gli uomini di Asdod con tumori e li devastò. [...] Quando portarono l’arca del Dio d’Israele in Ekron, gli abitanti si spaventarono e dissero: ‘Hanno portato da noi l’arca del Dio d’Israele per farci morire!’»
(1 Samuele 5:6 – 1 Samuele 5:10)

Anche il dio Dagon fu trovato rovesciato davanti all’Arca, un evento che suscitò timore e convinse i Filistei a restituirla immediatamente.

Il Tabūt nel Corano

Nel testo sacro dell’Islam si parla dell’Arca, indicata con il termine arabo "al-Tabūt". In questo contesto è considerata un segno tangibile della legittimità e della presenza divina:

«Il loro profeta disse loro: "Il segno del suo regno sarà che vi verrà restituita l’Arca, nella quale è la tranquillità da parte del vostro Signore e i resti di ciò che lasciarono la famiglia di Mosè e di Aronne, portata dagli angeli."»
(Sura 2, al-Baqara, versetto 248)

Questo riferimento conferma la sacralità dell’oggetto anche in ambito islamico; del resto, l’Islam condivide molte radici teologiche con l’Ebraismo, da cui deriva storicamente.

L’Arca in Etiopia

Una delle teorie più durature sostiene che l’Arca dell'Alleanza si trovi oggi ad Axum, in Etiopia. Secondo la tradizione, il figlio del re Salomone e della regina di Saba, Menelik I, portò l’Arca con sé dall’antica Gerusalemme:

«Quando Menelik tornò in Etiopia, con sé portava l’Arca dell’Alleanza, affidata alla sua custodia dal cielo.»
(tradizione del Kebra Nagast)

Oggi, la basilica di Santa Maria di Sion, ad Axum, è indicata come il luogo che ne custodirebbe l’originale. Tuttavia, l’accesso è proibito a chiunque, eccetto un unico monaco guardiano.

Il mistero dell'Arca Dell'Alleanza

Dopo la distruzione del primo Tempio nel 587 a.C., l’Arca scomparve. Il secondo libro dei Maccabei propone un nascondiglio segreto:

«Geremia, ispirato da Dio, ordinò che la tenda e l’arca fossero portate con sé; salì sul monte dove Mosè aveva visto l’eredità di Dio e vi trovò una grotta. Là depose l’arca [...]»
(2 Maccabei 2:4–5)

Altri invece credono che sia rimasta in Gerusalemme fino alla conquista romana nel 70 d.C., quando l’imperatore Tito depredò il Tempio:

«I tesori del Tempio furono trasportati a Roma, e collocati nel Tempio della Pace.»
(Rilievi dell’Arco di Tito, Roma)

Tra gli oggetti scolpiti sull’Arco si distingue chiaramente la Menorah, ma l’Arca non è raffigurata. Questo silenzio visivo potrebbe significare che fu considerata troppo sacra… o troppo pericolosa per essere mostrata.

Alcune teorie sostengono che, nei secoli successivi, l’Arca sia finita tra le proprietà segrete della Chiesa di Roma, conservata nelle sale inaccessibili del Vaticano. Sebbene nessuna prova concreta sia mai emersa, il fatto che il Vaticano non abbia mai smentito apertamente questa possibilità alimenta ulteriormente il mistero.

Negli anni ’80, in piena Guerra Fredda, la CIA e altre agenzie d’intelligence statunitensi avviarono esperimenti classificati nel campo della percezione extrasensoriale. Tali indagini rientravano nei progetti Stargate e Sun Streak, volti a esplorare la cosiddetta “visione remota” — la presunta capacità di localizzare persone o oggetti a distanza attraverso la sola mente. Tra gli obiettivi di queste ricerche vi sarebbe stata anche l’Arca dell’Alleanza.

Uno dei documenti successivamente declassificati e resi pubblici riporta una sessione in cui un “osservatore remoto” fu incaricato di descrivere un luogo ignoto. Ignaro del vero scopo dell’esperimento, egli delineò con sorprendente precisione un oggetto dorato, simile a una cassa o bara, ornato da figure angeliche e circondato da una presenza percepita come sacra o protettiva. Secondo il rapporto, l’oggetto sarebbe custodito in un ambiente umido, sotterraneo e buio, sorvegliato da individui che parlano una lingua riconducibile all’arabo. L’accesso alla reliquia sembrerebbe essere riservato a persone “ritenute degne”, e qualunque tentativo forzato di apertura avrebbe conseguenze disastrose.

In parallelo al Progetto Stargate, la Defense Intelligence Agency (DIA) sviluppò il Progetto Sun Streak, con finalità simili. Anche in questo caso l’Arca dell’Alleanza fu oggetto di interesse e ricerca, suggerendo che gli Stati Uniti potrebbero aver attribuito alla reliquia non solo un significato religioso, ma anche una potenziale rilevanza scientifica. Le descrizioni ottenute durante queste sessioni psichiche coincidevano, secondo i documenti, con alcune raffigurazioni storiche dell’Arca, comprese le decorazioni cherubiche e la presenza di un ambiente architettonico simile a una struttura con cupola, riconducibile per forma a una moschea.

Queste informazioni, sebbene prive di conferme empiriche — anche considerando che i documenti declassificati rappresentano con ogni probabilità solo la parte meno significativa dell’intera ricerca — hanno contribuito ad alimentare ulteriormente il mistero che avvolge l’Arca dell’Alleanza, la cui natura e collocazione restano tuttora incomprese.

MARIO CONTINO