Quando si pensa all’India, l’immagine che spesso emerge è quella di una terra di spiritualità, di meditazione, di saggezza antica e di rituali sereni. Tuttavia, sotto questa superficie illuminata si nascondono anche correnti di pensiero e pratiche che sfidano le convenzioni e la moralità comunemente accettata. Tra queste correnti, spicca la figura degli Aghori, una setta di asceti noti per le loro pratiche estreme e il loro approccio radicale alla spiritualità.
Il termine sādhus in sanscrito indica i saggi e i santi che seguono la retta via nel tentativo di raggiungere il Moksha, il liberazione dal ciclo delle reincarnazioni, simile al Nirvana nel buddismo. All’interno di questa vasta categoria, esistono varie sette e tradizioni, ognuna con le proprie pratiche e credenze.
Le più conosciute includono:
Naga Baba: Un’ascetica guerriera legata al culto di Shiva, i Naga Baba sono noti per il loro aspetto nudo e per la loro natura vendicativa, spesso in conflitto con altre sette.
Gorakhnathi (Nath Babas): Seguaci degli insegnamenti tantrici di Gorakhnath, caratterizzati dall’uso di un anello posizionato all’orecchio durante le cerimonie rituali.
Udasin: Con radici Sikh, questi asceti venerano le cinque divinità induiste e sono stati fondati da Shrichandra, figlio di Guru Nanak.
Ramanandi: Conosciuti anche come Vairagi o Avadutha, questi praticanti hanno rinunciato a tutti i legami materiali e vivono in totale indifferenza verso il mondo.
Tra tutte queste sette, gli Aghori sono senza dubbio i più temuti e rispettati, considerati custodi di pratiche spirituali estreme e misteriose.
Fondata da Kina Ram, un asceta del XVIII secolo, la setta Aghori si distingue per la sua spiritualità che abbraccia l’oscurità e l’impurità. A prima vista, i loro riti possono sembrare cruenti e disumani: consumano carne umana, si cibano di feci e urina e praticano la meditazione sui cadaveri. Vestono solo panni di lino o rimangono completamente nudi e vivono nei crematori, luoghi sacri ma inquietanti.
Questa apparente dedizione all’impurità ha, tuttavia, un significato profondo. Gli Aghori credono che i concetti di puro e impuro siano parte della grande illusione della vita, nota come Māyā, dalla quale cercano di liberarsi. La loro filosofia si basa sull'idea che l’unione con l’Assoluto richieda l’abbraccio di ogni aspetto dell'esistenza, anche quelli considerati tabù.
Gli Aghori sostengono che mangiare carne umana, specialmente organi specifici, consenta loro di assorbire l’Shakti, l’energia vitale, e le abilità psico-fisiche dell'individuo da cui proviene la carne. Questa credenza ha delle somiglianze con le pratiche sciamaniche di alcune culture africane, dove si ritiene che consumare il cuore o altre parti di animali feroci conferisca la loro forza all’individuo.
Tuttavia, il loro approccio al cannibalismo e ad altre pratiche estreme non è per il mero piacere o la trasgressione, ma è radicato in una concezione spirituale profonda. La loro visione della morte è completamente diversa da quella della società mainstream. Per gli Aghori, la morte non è vista come una fine, ma come un passaggio, un processo naturale che porta a una nuova esistenza.
Gli Aghori sono considerati stregoni potenti, in grado di infliggere la morte o, al contrario, di realizzare guarigioni miracolose. La loro filosofia medica si basa sull'idea che la malattia sia il risultato di un danno a livello spirituale. Pertanto, credono di poter curare il corpo fisico operando direttamente sulla dimensione spirituale attraverso rituali specifici e l’uso di poteri mistici.
Questa capacità di manipolare le energie sottili e di affrontare la malattia come una questione spirituale ha reso gli Aghori figure di grande rispetto e temenza. La loro reputazione di stregoni li porta ad essere cercati da chi soffre, in cerca di aiuto non convenzionale.
I rituali degli Aghori sono estremamente complessi e variano notevolmente. Alcuni di essi includono:
Meditazione sui Cadaveri: Questo atto estremo è considerato un modo per affrontare e trascendere la paura della morte, permettendo loro di comprendere la natura effimera della vita e della morte.
Rituali di Purificazione: Nonostante il loro amore per l'impurità, gli Aghori praticano rituali che mirano a purificare il corpo e l’anima. Questi rituali possono includere bagni rituali in fiumi sacri o l’uso di mantra specifici.
Cerimonie con la Carne: In alcune cerimonie, possono offrire carne e altri alimenti ai loro dei, come parte di rituali di ringraziamento o di invocazione.
Uso di Ossa e Teschi: Adornarsi con ossa e teschi umani non è solo una questione estetica, ma è anche considerato un modo per onorare i defunti e mantenere vivo il loro spirito.
Oggi, il numero degli Aghori è diminuito, e le loro pratiche sono sempre più difficili da rintracciare. La loro esistenza è spesso avvolta nel mistero, e molti studiosi e appassionati di cultura si interrogano sull'autenticità delle loro tradizioni.
In un’India moderna in cui la spiritualità è frequentemente commercializzata e semplificata, gli Aghori rappresentano una realtà radicalmente diversa, un richiamo a una spiritualità che abbraccia il complesso e l’oscuro. Le loro pratiche sfidano le norme sociali e morali, proponendo una riflessione sulla natura del bene e del male, sulla vita e sulla morte.
La figura degli Aghori ha attirato l’attenzione di molti documentaristi e autori, contribuendo a creare un'immagine affascinante e inquietante di questi asceti. Rappresentati come misteriosi e potenti, spesso sono descritti in modi che suscitano più curiosità che comprensione.
I media hanno, a volte, enfatizzato gli aspetti più sensazionalistici delle loro pratiche, portando a una rappresentazione distorta della loro spiritualità. Tuttavia, esiste anche un crescente interesse accademico che cerca di comprendere le loro tradizioni nel contesto della spiritualità indiana.
In un mondo che spesso separa nettamente il sacro dal profano, gli Aghori invitano a riflettere sulla complessità dell'esperienza umana. Le loro pratiche estreme e la loro filosofia non cercano solo di sfidare le convenzioni, ma rappresentano anche un percorso verso una comprensione più profonda della realtà.
La spiritualità degli Aghori è un viaggio che richiede di affrontare le proprie paure e di accettare gli aspetti più oscuri della vita. Per loro, l'impurità non è da temere, ma da abbracciare come parte integrante dell'esistenza. In questo modo, gli Aghori non solo esplorano le frontiere della spiritualità, ma ci invitano a riconsiderare le nostre concezioni di purezza e impurità.
L’esistenza degli Aghori è un costante richiamo ai contrasti della vita. Da un lato, rappresentano una forma di spiritualità profondamente radicata nella cultura indiana; dall’altro, incarnano pratiche che sfidano le norme sociali e morali. La loro vita è un esempio di come la spiritualità possa essere un viaggio verso l’accettazione di tutte le sfaccettature dell’esistenza umana, comprese quelle che spesso scegliamo di ignorare.
In un’epoca in cui la ricerca di identità e significato è più che mai presente, la figura degli Aghori offre uno spunto di riflessione sulla nostra comprensione della spiritualità e sulla ricerca di connessioni più profonde con noi stessi e con gli altri.
Mario Contino: Paranormale e non solo
Mario Contino è un ricercatore esperto nello studio sui fenomeni definiti "del paranormale", scrittore di origini campane, nato ad Agropoli (SA) nel 1986 e residente dapprima in Lecce e poi in Monopoli (Puglia). Contino ha intrapreso la sua attività di ricercatore nell’ambito del folclore internazionale al fine di salvaguardare e tramandare le antiche tradizioni, altrimenti cancellate dal panorama socio-culturale moderno.
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