I folletti nel folclore italiano

I Folletti tra folklore e paranormale

La cultura folcloristica salvi i foletti dall'estinzione

Mario Contino: Salviamo i folletti del folclore

Folletti: spiriti della natura


Avete mai sentito parlare dei folletti?
Il credo proprio di sì, quindi cercherò di fornire qualche interessante informazione in merito a questi buffi e discoli esserini che da secoli animano il folclore italiano.

Il folletto, in Italia, è una creatura leggendaria presente in numerosissime leggende dal fascino intramontabile, avvolte dal velo del mistero che rapisce grandi e piccini.
Secondo le descrizioni più diffuse, i folletti sarebbero esseri molto piccoli, alti dai 25 ai 50 cm, burloni, agili e sfuggevoli, capaci di volare e di rendersi invisibili.
Avrebbero arti esili e corpo tozzo, orecchie a punta e spesso una folta barba, una vocina stridula, un vistoso cappello e un bastone.
L'origine della figura folclorotica è incerta, secondo alcuni studiosi è da rintracciare nel culto dei Lari, geni (spiriti) della casa venerati nell'antica Roma.
Nel folclore europeo condivide caratteristiche fisiche e caratteriali con altri esseriquali:

  • Lutin, creatura notturna dall'aspetto antropomorfo di piccole dimensioni, nata dalla tradizione e dalle credenze popolari di alcune regioni francesi;
  • Coboldo, un folletto poco socievole presente nel folclore tedesco;
  • Brownie, nel folclore inglese e scozzese, i brownie o broonie, sono creature fantastiche simili a folletti;
  • Puck, uno spirito ingannatore della tradizione inglese, conosciuto anche come Robin Goodfellow;
  • Goblin, una creatura piccola, grottesca e mostruosa che appare nel folclore di molteplici culture europee;
  • Leprechaun, una sorta di gnomo tipico del folclore e della mitologia irlandese.

Talvolta il il termine “folletto" viene utilizzato per identificare l'insieme degli esseri sopra riportati, e tanti altri appartenenti al cosidetto piccolo popolo.
In generale i folletti vivrebbero celandosi alla vista degli esseri umani, rintanati nei boschi (soprattutto se di conifere) e presso nelle cascine abbandonate (soprattutto se in zone particolarmente isolate).
Questo spiritello si farebbe notare in orari notturni per divertirsi facendo dispetti agli uomini e per giocare con le bestie nelle stalle (soprattutto con i caavalli). Amerebbe scompigliare i capelli alle belle donne e a suggerirgli parole volgari durante il sonno; sempre lui sarebbe l'artefice del disordine che spesso i contadini trovavano nel loro deposito degli attrezzi agricoli.
La maggior parte delle testimonianze sui foletti provengono dalla Bretagna, anche se il folclore italiano ne conserva un numero sufficientemente elevato, tanto da averi convinto a scrivere il libro Folletti E Fate d'Italia, pubblicato prima con la Uno Editori e poi con Quantico Edizioni.
Nonostante possano essere facilmente confusi con i nani e gli gnomi i folletti si distinguono da questi ultimi per alcune particolarità, ad esempio la loro malizia, la loro sonora e stridula risata, la loro enorme suscettibilità (Fare adirare un folletto potrebbe condurrre a conseguenze nefaste, persino alla morte).

La loro prima descrizione è quella fatta dell'inglese Gervasio di Tilbury (giurista, politico e scrittore inglese), verso il 1210, il quale affermò che i "nuitons" ( uno spirito benevolo e molto potente, ma anche permaloso, tipico del folclore francese e paragonabile al nostro folletto) avrebbero l'aspetto di vecchietti con la faccia ridente, sarebbero vestiti di stracci cuciti insieme e sarebbero alti meno di 2 cm.
Al di la dell'altezza, che con il passare degli anni è stata descritta in vario modo, fino ad identificare presunti folletti alti anche 50 cm, sempre però con folta barba e capelli scompigliati, un dato da considerare come importantissimo è il loro presunto vestiario, considerato povero e semplice a tal punto che qualcuno li definisce come “vestiti di vecchi stracci”.
Considerando che i folletti sono guardiani di immensi tesori, è lecito supporre che gli stessi non abbiano nessun interesse verso la ricchezza materiale, tanto da disinteressarsi al vestiario e a vestirsi di quello che capita.
Claude Lecounteux ( Filologo e medievalista francese specializzato in studi germanici, oltre che Professore Emerito e Cattedra di Letteratura e civiltà dei popoli germanici medievali all'Università della Sorbona) cita una leggenda del XIX secolo:

"Alcuni folletti si occuparono del cavallo grigio di un paesano, un valletto li sorprese all'opera e decise di rivelare la loro presenza al proprietario della bestia. Questo per ringraziarli volle offrire loro degli abiti nuovi, notando che quelli che indossavano erano vecchi e malandati, da quel momento i folletti non riapparirono mai più".

I folletti, secondo le leggende più popolari, avrebbero un carattere ambiguo e mutevole, odierebbero essere chiamati, almeno relativamente al folklore scozzese, e punirebbero quanti si ostinassero a cercarli per osservarli.
Per qualche strano motivo sembrerebbe che per loro sia fondamentale non rivelare all'uomo (esser umano) la loro presenza, probabilmente ritenendolo indegno della conoscenza delle "cose segrete"alla base della creazione, di cui farebbero sarebbero parte.
La loro asocialità, termine probabilmente improprio, è conosciuta fin nel Medioevo come dimostrerebbe una storia narrata da Maria di Francia (poetessa francese del Medioevo, celebre per i suoi lai - novelle in versi - scritti in antico francese) inerente ad un folletto catturato da un contadino che sarebbe stato pronto a donargli qualsiasi cosa pur di convincerlo a non rivelare a nessuno della sua esistenza.

Altre caratteristiche che le leggende popolari attribuiscono ai folletti sono:

  • il loro fortissimo ed inscindibile legame con la natura,
  • la loro capacità di mutare forma e dimensione per mascherarsi,
  • la loro abilità di rendersi invisibili,
  • la volontà di premiare gli uomini meeritevoli,
  • il loro buon rapporto con i bambini.

I folletti sono certamente gli esseri più presenti nel folclore della nostra bella Italia, figure che rischiano di sparire dai nostri ricordi e dal nostro presente, e per questo da salvaguardare e valorizzare.

MARIO CONTINO

Mario Contino | i folletti

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