Il tempo, uno dei concetti più enigmatici della filosofia e della scienza, ha affascinato e sfidato studiosi e pensatori per secoli. Esperienze quotidiane come il déjà vu, la sensazione di aver già vissuto un momento prima che accada, o la precognizione, la percezione di eventi futuri, sembrano mettere in discussione la nostra comprensione lineare del tempo, anche se la scienza generalmente considera queste esperienze fenomeni interpretati erroneamente. A queste percezioni si aggiungono le questioni sulla libertà dell’essere umano: siamo realmente capaci di agire in modo autonomo, o siamo condizionati da un destino già scritto? Siamo liberi come un pesce in un acquario, inconsapevoli dei confini e liberi solo entro i limiti della nostra condizione? Alcuni scienziati e filosofi, come Michael Shallis, J.B. Priestley, e R.H. Ward, hanno esplorato il mistero del tempo e della coscienza, cercando di dare risposte a un concetto tanto astratto quanto centrale nella nostra esistenza.
Michael Shallis, scienziato di Oxford, esplora questo tema nel suo libro On Time (1982), dove racconta esperienze personali che sembrano sfidare la logica della cronologia. Una delle sue prime esperienze significative risale all’infanzia, quando, a dodici anni, sentì il bisogno di chiedere a sua madre cosa ci fosse per pranzo, percependo un forte senso di déjà vu. La sua mente “vide” in anticipo la risposta della madre, “insalata”, come se il futuro fosse già scritto. Shallis suggerisce che fenomeni come questo potrebbero essere spiegati da una “mente inconscia” che elabora dettagli inconsci, come un “computer invisibile” che fornisce risposte prima che queste si manifestino fisicamente.
Anche altre persone riportano episodi simili, come quello di un uomo che afferma di poter prevedere la traiettoria di una palla da cricket prima ancora che il battitore la colpisca. Questa capacità di anticipazione sembra provenire da una forma di elaborazione inconsapevole, in cui il cervello analizza velocemente e in modo impercettibile numerosi fattori, creando l’impressione di una previsione.
L’idea di J.B. Priestley offre una prospettiva interessante in questo contesto: secondo lui, ogni individuo potrebbe contenere diversi “io” che coesistono e interagiscono. Priestley distingue almeno tre livelli di consapevolezza: l’“io uno”, che vive nel presente e percepisce la realtà; l’“io due”, che osserva e riflette; e l’“io tre”, che giudica criticamente. Questo modello di “io multipli” potrebbe spiegare fenomeni come il déjà vu e la precognizione: in tali casi, l’io consapevole potrebbe entrare in contatto con una parte più profonda di sé, capace di percepire aspetti del futuro o di rivivere esperienze passate in modo vivido.
Un esempio descritto da Priestley illustra questo concetto: una madre, in un sogno, vede il proprio figlio annegare durante una gita al fiume. Settimane dopo, trovandosi in una situazione simile, ricorda il sogno e decide di tenere il bambino con sé, evitando la tragedia. Questo suggerisce che l’“io” potrebbe spostarsi tra dimensioni temporali, anticipando o evitando eventi e rompendo l’illusione di una realtà strettamente lineare.
R.H. Ward, nel suo libro A Drug-Taker's Note, descrive un’esperienza personale sotto anestesia, in cui il tempo sembrava perdere ogni significato. Sotto effetto dell’anestetico, Ward percepì un livello di coscienza superiore in cui il tempo, come lo conosciamo, non esisteva. Ward descrive questa condizione come una “sospensione del tempo”, simile a un déjà vu o a una precognizione, che lascia intravedere una percezione del tempo come dimensione fluida e non lineare, qualcosa di diverso dal tempo fisico misurato dagli orologi. Anche alcuni esperimenti di ricerca spiritistica hanno riportato descrizioni simili, in cui la coscienza sembrerebbe percepire la realtà da una prospettiva atemporale.
Secondo Ward, in condizioni particolari, la nostra mente può accedere a una percezione di realtà svincolata dal tempo fisico, raggiungendo uno stato di consapevolezza che trascende il mondo materiale. In questa prospettiva, il tempo potrebbe essere più che una semplice dimensione fisica, diventando un’entità che si manifesta in modo diverso a seconda della nostra percezione.
A questo punto, il concetto di sovrapposizione quantistica offre una chiave di lettura interessante. In meccanica quantistica, una particella può trovarsi in più stati contemporaneamente finché non viene osservata, momento in cui il suo stato “collassa” in una posizione definita. Analogamente, il tempo potrebbe essere visto come un insieme di possibilità, in cui il futuro non è fisso, ma esistono molteplici percorsi che coesistono, e il nostro “collasso” percettivo ci fa vedere solo una singola sequenza temporale. I fenomeni di déjà vu o precognizione potrebbero riflettere brevi “sovrapposizioni” tra stati temporali che consentono di percepire momenti che non appartengono esattamente al nostro presente.
Inoltre, il concetto di entanglement fornisce un’ulteriore spiegazione sull’interconnessione temporale. In fisica quantistica, due particelle entangled restano correlate a distanza, e un cambiamento in una di esse influisce istantaneamente sull’altra. Potremmo quindi immaginare che momenti diversi della nostra vita siano, in un certo senso, “entangled”, e che percepire il futuro o rivivere un ricordo passato sia il risultato di una rete di connessioni invisibili che collega eventi separati nello spazio-tempo.
Il fenomeno della precognizione e del déjà vu solleva infine un'importante quesito: il nostro destino è già scritto o siamo realmente liberi?
L’interpretazione quantistica suggerisce che, anche se alcune sequenze di eventi sono altamente probabili, esistono infiniti futuri potenziali e che le nostre azioni influenzano il percorso temporale verso una o l’altra delle possibilità. Così, il nostro libero arbitrio potrebbe non essere un’illusione, ma uno strumento che ci permette di navigare in un universo dove il tempo scorre verso molteplici futuri possibili, piuttosto che verso uno solo predeterminato.
La mia conclusione, però, è differente. Ritengo che tutti i futuri possibili conducano a un presente che si sviluppa al di fuori di questa nostra realtà umana, una realtà che potrebbe essere vista come una “trappola olografica,” simile a quella descritta nella nota teoria di Matrix. In questo scenario, ci troviamo a essere giocatori quasi completamente inconsapevoli del nostro ruolo, convinti che la nostra esistenza inizi e termini all'interno di questo "gioco". Questo accade perché ci siamo erroneamente identificati con il personaggio che interpretiamo, perdendo di vista la nostra autentica individualità. Se risvegliassimo la nostra vera natura, ci percepiremmo non come semplici attori intrappolati, ma come “piloti” esterni che osservano e controllano un corpo olografico immerso in una realtà illusoria.
In questa prospettiva, il tempo diventa una dimensione relativa: passato, presente e futuro coesistono come componenti essenziali per il funzionamento di un “software” universale, basato su un modello matematico in cui causa ed effetto sono strettamente correlati e interdipendenti.
Mario Contino: Paranormale e non solo
Mario Contino è un ricercatore esperto nello studio sui fenomeni definiti "del paranormale", scrittore di origini campane, nato ad Agropoli (SA) nel 1986 e residente dapprima in Lecce e poi in Monopoli (Puglia). Contino ha intrapreso la sua attività di ricercatore nell’ambito del folclore internazionale al fine di salvaguardare e tramandare le antiche tradizioni, altrimenti cancellate dal panorama socio-culturale moderno.
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